libri
SCHELETRI NELL'ARMADIO, romanzo
Vecchia edizione Ensemble 2017
Nuova edizione 2021
[...]
Dopodiché tutto si placa.
Il ladro, esanime per l’impatto, giace a pancia in su, coronato dal fronte al coccige di cocci, e lì vicino il giovine Frankenstein ora assomiglia a un pompeiano estintosi nel 79 D.C. per un’eruzione cutanea.
[...]
[...]
“E di chi è il cadavere?” chiede blandamente l'ispettore.
“Di mia moglie”, risponde il tipo affranto.
L'ispettore è un tipo attento alle parole, lo guarda arcigno.
“Nel senso che il cadavere è proprietà di sua moglie?
O che il cadavere è proprio sua moglie?”
“Il cadavere è mia moglie”, fa l'altro scrutandolo come fosse un acaro della muffa.
[...]
Vecchia edizione Ensemble 2017
Nuova edizione 2021
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Dopodiché tutto si placa.
Il ladro, esanime per l’impatto, giace a pancia in su, coronato dal fronte al coccige di cocci, e lì vicino il giovine Frankenstein ora assomiglia a un pompeiano estintosi nel 79 D.C. per un’eruzione cutanea.
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“E di chi è il cadavere?” chiede blandamente l'ispettore.
“Di mia moglie”, risponde il tipo affranto.
L'ispettore è un tipo attento alle parole, lo guarda arcigno.
“Nel senso che il cadavere è proprietà di sua moglie?
O che il cadavere è proprio sua moglie?”
“Il cadavere è mia moglie”, fa l'altro scrutandolo come fosse un acaro della muffa.
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IL KILLER DEI QWERTY, racconti
Ad Est Dell'Equatore 2012
Gaudino Liberovici è ispettore di polizia suo malgrado.
Talvolta pigro fino all’abulia, talaltra meticoloso fino alla mania, conduce le sue indagini barcamenandosi tra mestiere presunto e serendipità.
Patito di enigmistica intreccia la logica deduttiva dell’investigatore con rebus, sciarade e piste cifrate, per ritrovarsi spesso in un cul-de-sac.
Debole di stomaco, non sopporta la vista del sangue al punto da rifuggire i sopralluoghi se possibile, o vomitare con discrezione nel berretto del solerte assistente Caposito.
Quasi mai addiviene alla risoluzione di un caso, meno per inettitudine che per l’ambiguità del fenomenico criminale.
Tuttavia non depone le armi. Legge la realtà da un vetro traslucido, soffermandosi tra le righe e talvolta addormentandovicisi.
Ad Est Dell'Equatore 2012
Gaudino Liberovici è ispettore di polizia suo malgrado.
Talvolta pigro fino all’abulia, talaltra meticoloso fino alla mania, conduce le sue indagini barcamenandosi tra mestiere presunto e serendipità.
Patito di enigmistica intreccia la logica deduttiva dell’investigatore con rebus, sciarade e piste cifrate, per ritrovarsi spesso in un cul-de-sac.
Debole di stomaco, non sopporta la vista del sangue al punto da rifuggire i sopralluoghi se possibile, o vomitare con discrezione nel berretto del solerte assistente Caposito.
Quasi mai addiviene alla risoluzione di un caso, meno per inettitudine che per l’ambiguità del fenomenico criminale.
Tuttavia non depone le armi. Legge la realtà da un vetro traslucido, soffermandosi tra le righe e talvolta addormentandovicisi.
NON GETTATE CADAVERI DAL FINESTRINO, racconti, Coniglio 2006
[...] Una tela di ragno ordita a sua insaputa, occhi vigili che lo squadravano incessanti, agenti anonimi le cui teste affioravano a tratti dallo schermo di giornali sportivi e rosati, la cui carta fresca di rotativa, che gli faceva allungare il collo e aguzzare il guardo, rischiava di attrarlo in trappola come la carta moschicida fa di norma con i tafani.
Il pensiero di essere braccato gli insinuò un nuovo plumbeo senso di angoscia, e proprio in quel mentre un brivido freddo gli percorse la spina dorsale.
“Cameriere! Camerie’!”, fece brusco al ragazzo in casacca che si aggirava tra i tavoli, “vuoi stare attento a quellʹaccidente di ghiaccio?!”
“Mi scusi, signore”, si mortificò il ragazzo affrettandosi a rimuovere dalla sua collottola il cubetto caduto da un cocktail. [...]
[...] Una tela di ragno ordita a sua insaputa, occhi vigili che lo squadravano incessanti, agenti anonimi le cui teste affioravano a tratti dallo schermo di giornali sportivi e rosati, la cui carta fresca di rotativa, che gli faceva allungare il collo e aguzzare il guardo, rischiava di attrarlo in trappola come la carta moschicida fa di norma con i tafani.
Il pensiero di essere braccato gli insinuò un nuovo plumbeo senso di angoscia, e proprio in quel mentre un brivido freddo gli percorse la spina dorsale.
“Cameriere! Camerie’!”, fece brusco al ragazzo in casacca che si aggirava tra i tavoli, “vuoi stare attento a quellʹaccidente di ghiaccio?!”
“Mi scusi, signore”, si mortificò il ragazzo affrettandosi a rimuovere dalla sua collottola il cubetto caduto da un cocktail. [...]